Discoverability: i podcast all’alba di un nuovo paradigma.

La discoverability è uno dei grandi problemi che affliggono i podcaster indipendenti. Letteralmente si traduce con rilevabilità, ma ha a che fare con la capacità di “essere trovati” da chi ti sta cercando.

Perché il punto è questo: dietro un podcast ci sono passione ed entusiasmo, ma c’è anche molta fatica, impegno e tempo, spesso sottratto ad altro. Per alcuni podcaster diventa un secondo lavoro e la “ricompensa” per tutto questo sforzo, in molti si aspettano di trovarla quando leggono le statistiche di lettura.

Eppure la qualità del prodotto è solo una delle variabili che incidono sul suo successo, e non necessariamente quella più rilevante: perché fare una cosa molto bene e fare in modo che gli altri lo sappiano sono due faccende diverse.

Nel quarto episodio di Podmaker Talk, Marcello Forcina ne parla, tra gli altri, con Giulio Gaudiano – presidente di Assipod – che lancia un messaggio che può sembrare una provocazione, ma che invece è la spia di un possibile cambio di paradigma.

La teoria della “coda lunga”

È il momento di aprire una parentesi, e provare a raccontare un concetto che spiega il successo di alcuni colossi del web come Amazon e Netflix: la coda lunga.

L’espressione coda lunga, in inglese The Long Tail, è stata coniata da Chris Anderson in un articolo dell’ottobre 2004 su Wired Magazinee descrive un modello economico e commerciale che non si basa sulla vendita di molte unità di pochi oggetti (i famosi best seller), ma sulla vendita di pochissime unità di tantissimi oggetti diversi.

Pensate a un grafico a campana, di quelli con cui si rappresentano le popolazioni che la statistica chiama “normali” e che presentano una grande concentrazione di individui nel centro del grafico, e una concentrazione “a bassa frequenza” nelle punte di questo grafico, cioè le code.

Ora proviamo ad applicare al podcast questo grafico: nella zona centrale ci sono i podcast più famosi ed ascoltati, quelli mainstream, che sono richiesti da moltissime persone. Ma nelle code chi c’è? Ci sono i tantissimi podcaster indipendenti che fanno prodotti spesso di nicchia e che però hanno un loro pubblico, che cerca proprio quel podcast, quell’argomento, quello show.

Ecco che, come dice Wikipedia alla voce “coda lunga”:

i gusti delle minoranze vengono soddisfatti e gli individui hanno maggiore possibilità di scelta.

Il nuovo paradigma del podcast

Torniamo a Gaudiano e al nuovo paradigma. Lui dice una cosa molto interessante: non sono i grandi numeri a fare il successo di un podcast, non hai bisogno di tanti ascoltatori ma di quelli giusti, di quelli che condividono la tua passione per quell’argomento e sono pronti a sostenerti perché tu possa continuare a parlarne.

Qui non ci concentriamo sull’aspetto della monetizzazione, lo faremo in seguito: quando parliamo di successo, intendiamo quindi che un podcast arriva alle orecchie giuste, che sono quelle di chi è interessato esattamente a quella nicchia dentro “la coda”.

Discoverability: un altro approccio

Alla luce di questo approccio, allora, il problema della discoverability non si pone nei termini di “come faccio a ottenere più ascolti, sempre di più, per crescere”, ma piuttosto “come faccio a raggiungere proprio quelle persone a cui parla il mio podcast”.

Le risposte sono molteplici e, ovviamente, cambiano in base a qual è il pubblico di cui stiamo parlando. 

Per esempio, avere una community di riferimento è già un bel vantaggio: se io mi occupo di fitness in appartamento, una community di persone che seguono una dieta e hanno bisogno di fare attività fisica potrebbe essere interessata al mio podcast.

Insomma, se avete ascoltato la puntata di Podmaker Talk dedicata ai dati Ipsos, in cui Marcello Forcina applicava il metodo personas, adesso avete uno strumento in più; altrimenti potete rimediare subito ascoltandolo.
Alla prossima!