1880, Contea di Mayo, Irlanda occidentale.
Il capitano Charles Boycott ha un problema: nessuno gli rivolge più la parola, nessuno gli vende nulla, nessuno è disposto a lavorare per lui, perfino il postino non gli consegna la posta.

Qualche tempo prima l’ex militare inglese si era opposto fermamente alla campagna lanciata dall’Irish Land League per tutelare gli affittuari dei fondi agricoli, la Lega per tutta risposta aveva lanciato un’altra campagna: quella per isolarlo.
Il primo boicottaggio della storia è stato in Irlanda. E ha funzionato.
L’Irlanda è un paese sorprendente.
È anche il paese europeo con il maggior numero di avvistamenti UFO: 105!
Ma, soprattutto, il 46% della popolazione irlandese ascolta podcast: è la percentuale più alta in assoluto.
Prima di Pasqua stavo leggendo un po’ di statistiche sul mondo del podcasting: tutte molto interessanti, tutte mettono bene a fuoco la crescita del settore.

Per esempio gli ascoltatori di podcast sono diventati 464,7 milioni, e la stima prevede che entro la fine 2024 saranno più di 500. In maggioranza sono uomini. Più del 60% supera i 35 anni, ma personalmente mi aspetto che questo dato cambi presto e ne abbiamo già parlato due settimane fa.
Quello che non cambia è la tipologia di ascolto: il 93% di noi – sì, mi ci metto anche io – ascolta i podcast in solitaria, per lo più dallo smartphone (il 73%), mentre fa altro.
In effetti, questa è una cosa che mi ha fatto riflettere, il multitasking sta diventando una seconda natura per noi e il podcast si sposa perfettamente con questo trend: la percentuale di chi si prende il tempo per ascoltali con attenzione seduto sul divano da casa è minima, eppure questo non sembra incidere sul livello di coinvolgimento.
Un po’ come se quando guidiamo, facciamo le pulizia, camminiamo, noi mettessimo il pilota automatico e dedicassimo parte del nostro cervello ai podcast, che ci intrattengono, ci stimolano, ci portano altrove. “Cinema per le orecchie” è una definizione che secondo me rende molto bene sia questo aspetto, sia un altro elemento su cui vale la pena ragionare: chi è il vero competitor dei podcast? Non la radio, che infatti non ha subito alcun contraccolpo dalla crescita di questo settore.
Secondo me sono proprio quelle forme di racconto on demand che, a differenza del podcast, non possono assecondare la nostra nuova natura multitasking perché richiedono ancora il coinvolgimento dello sguardo. Però, mentre Netflix, Prime, Disney hanno lavorato sulla categorizzazione dei loro contenuti, rendendo la ricerca molto semplice, c’è ancora molta strada da fare quando stai cercando un nuovo podcast da ascoltare e vorresti farlo all’interno della piattaforma di distribuzione.
Mentre ragionavo su cosa scrivere oggi, in Irlanda ci sono stati scontri tra polizia e attivisti. La questione irlandese è lunga e complessa, quindi credo che la approfondirò ascoltando Troubles, un podcast di Samuele Sciarrillo sul conflitto a bassa intensità che ha lacerato l’Irlanda del Nord dalla fine degli anni ‘60 alla fine degli anni ‘90. Lo ascolterò mentre cammino, faccio le pulizie, anche mentre lavoro (ma non mentre scrivo), come fa la maggioranza di noi.
Ci leggiamo tra due mercoledì. Have a good listen!