Editoriale: Facciamo ordine. È uscito il “White Paper”​ di IAB sul Digital Audio

Stai ascoltando il tuo podcast preferito, un true crime in sei puntate. Sei all’ultimo episodio e stai per scoprire chi è il colpevole e come lo incastreranno. 

Il racconto si interrompe e una voce ti invita a scoprirlo sul sito del brand che sponsorizza quello show.

Ma non è una voce qualsiasi, è la voce di tua madre.

L’ha riprodotta un’AI, sintetizzandola a partire dai vocali che ti ha lasciato su Whatsapp. È tranquilla e complice, come quando parlate di qualche follia che hai fatto da bambino, non incazzata come tutte le volte in cui ti diceva di mettere in ordine le tue cose.

Ti invita a dire «Alexa: segui la mamma sul sito di X». E quasi quasi la fai contenta. Mica è facile dire di no alla mamma.

L’altro ieri è uscito il White paper di IAB sul Digital Audio, la sua versione aggiornata, e ho cominciato dalla fine: dai trend del futuro.

Non c’è dubbio che i sintetizzatori vocali, combinati con le AI, saranno protagonisti del futuro.

Ho amato Blade Runner, mi ha commosso Rutger Hauer, quindi no, non c’è l’ho con le intelligenze artificiali e un futuro in cui saranno molto presenti non mi spaventa. Quindi quando ho letto le ipotesi su questo scenario, la fantasia è partita cercando di immaginare come saranno le advertising audio del futuro: secondo me avranno le voci delle persone che conosciamo.

Ma, come dicevo, sono partito dalla fine. Che non è la parte più interessante di questo documento. Perché sì, va bene il futuro, ma c’è un presente che cambia ogni anno, cresce, si sviluppa e ci mette davanti nuove sfide e nuove opportunità.

Tra le altre cose, si parla dell’adv nei podcast e, cosa più interessante, c’è un impegno per definire non solo i formati dell’adv nell’audio (e nel podcast in particolare), ma come se ne possano misurare i risultati. Questo è un elemento fondamentale, perché aiuta noi che offriamo un servizio a centrare al meglio il focus dell’offerta, i brand a capire meglio cosa possono aspettarsi, ed entrambi a condividere un linguaggio e delle metriche. 

Faccio un esempio: la definizione del Listen Through Rate (LTR) – percentuale degli utenti che arriva all’ascolto di porzioni specifiche di contenuto (quartili, 25% – 50% – 75% – 100%) – per individuare un KPI di riferimento. 

Un parametro che diventa fondamentale per misurare le prestazioni di una campagna: quando possiamo considerare l’ads come erogato? Quando possiamo “contare” una impression?

Non sono mere questioni di lana caprina, sono strumenti per dialogare con i brand e per misurare l’impatto dei loro investimenti. 

Cos’è un Host Read? Ce lo dice il White Paper: «un messaggio pubblicitario registrato dallo speaker di un determinato programma simulcast o podcast. Si può usare in due modi diversi: o come traccia audio separata, gestibile tecnicamente come un Recorded spot, o come citazione più lunga che diviene parte integrante del contenuto stesso.»

Insomma è un punto sullo stato dell’arte, che fotografa il digital audio, la sua crescita a doppia cifra, le sue potenzialità in termini di investimenti pubblicitari, e ci aiuta a capire come orientarci in questo mercato su cui si investe sempre di più, e non soltanto in termini di budget che le aziende destinano al podcasting, ma anche in termini di tecnologia di misurazione delle prestazioni di questi progetti.

Un documento fondamentale da studiare e approfondire, che trovate qui.

Ci leggiamo mercoledì. Have a good listen!