«L’iPhone non ha speranze di guadagnare fette significative di mercato»
Questa dichiarazione del 2007 è frutto della lungimiranza (alert: ironia) di Steve Ballmer, CEO di Microsoft per quasi quindici anni e uno dei più importanti leader che l’azienda abbia avuto.
Se mi avessi chiesto solo un paio di anni fa di descriverti l’ascoltatore di podcast, ti avrei detto che era un adulto molto ben istruito e con buone capacità di spesa, perché era un contenuto che ai ragazzi non interessava. E avrei avuto ragione.
Per fortuna non ho fatto previsioni.
In silenzio, quasi senza che ce ne accorgessimo, il pubblico Gen Z dei podcast è cresciuto. Un po’ come il pop corn è esploso all’improvviso: per darti un’idea, tra il primo trimestre 2022 e l’anno precedente, il numero medio di ascoltatori di podcast tra la Generazione Z in Italia su Spotify è aumentato del 108%.
– Spotify 2022 Culture Next Report
Probabilmente è un segmento trainato da piattaforme che non nascevano per il podcasting. O meglio: la Gen Z ha un’idea dei podcast abbastanza diversa da quella che hanno le persone che potevamo considerare il pubblico tipo fino a qualche anno fa.
Se noi siamo abituati a pensarli come a un contenuto prettamente audio, per i ragazzi dai 15 ai 24 anni sono una cosa molto meno definita: li ascoltano e li guardano su YouTube, su Twitch, su Spotify. E, cosa che a noi boomer non sarebbe mai venuta in mente, il loro genere preferito è la salute mentale.
Due anni di pandemia, la terza guerra mondiale continuamente paventata, un mercato del lavoro indecifrabile, l’enorme pressione sociale che i social esercitano su di loro: tutti questi elementi giocano un ruolo nell’avvicinamento della Gen Z, che considera il podcast un luogo per “elaborare le proprie emozioni.”*
Un’altra differenza è che apprezzano moltissimo la possibilità di personalizzare qualsiasi cosa, perfino gli annunci pubblicitari e questo apre scenari a cui fino a oggi non avevamo mai pensato: i brand potrebbero avere meno controllo sui propri messaggi, ma questi potrebbero essere molto più coinvolgenti per una generazione che ha un potere di acquisto in crescita.
Un esempio di questa esigenza è l’approccio allo sport: la Gen Z non guarda le partite di calcio, preferisce gli highlitghs: epurati di VAR, momenti lenti, sostituzioni, pause pubblicitarie etc. Tanto che le leghe sportive americane hanno iniziato a capire che il modello di business basato sui diritti televisivi sarà sostenibile ancora per poco.
Una recente partnership di Tinder con Spotify, consente di inserire 30″ di un brano musicale nel proprio profilo: per loro è importante poter esprimere se stessi anche attraverso la musica. Ciò che ascolti, compresi i podcast, racconta chi sei: a loro è chiarissimo e lo usano per raccontarsi.
Insomma, ci costringono a ripensare i podcast, lo sport, la TV se non vogliamo fare la fine di Ballmer.
Ci leggiamo tra due mercoledì. Have a nice listen!
P.S. Pur essendo stato un personaggio di grande potere, Ballmer dovrebbe essere ricordato anche per questo intervento alla convention di Microsoft, a metà tra Di Caprio in The wolf of Wallstreet e Sheldon di The Big Bang Theory.