Ha senso usare l’intelligenza artificiale nei podcast? Ne avevamo già parlato a dicembre, quando ChatGPT era sulla bocca di tutti sia qui che qui.
Ascoltatori e podcaster sono d’accordo?
Ora però Acast ha voluto capire cosa ne pensano i podcaster e cosa gli ascoltatori? E così hanno realizzato un sondaggio per indagare qual è al momento l’impatto dell’intelligenza artificiale nei podcast.
Probabilmente hai letto che il garante della privacy ha bloccato ChatGPT in Italia.
Saprai anche che è un blocco molto facile da aggirare, quindi non staremo qui a fingere che non sia più possibile usare l’AI più famosa da quattro mesi a questa parte.
Un questione di misura
Il suo uso nel podcasting – come nella redazione di qualsiasi testo in realtà – può essere più o meno presente: una ricerca approfondita in pochi minuti, su un tema ben preciso, ha senza dubbio un valore importante per chi produce contenuti; un elenco di possibili idee a partire da cui ragionare per scrivere è estremamente utile; lasciare che sia L’AI a scrivere un post, per quanto mi riguarda, può avere senso (quanto tempo si dovrebbe dedicare a un contenuto che non vivrà più di 24 ore?), purché non ci si stupisca quando i clienti inizieranno a farlo da soli pensando che ChatGPT sia capace di creare anche una strategia (e magari lo sarà). Far scrivere a un’AI la tua newsletter ha senso se i tuoi contenuti non devono avere un taglio personale, ma semplicemente comunicare degli aggiornamenti in un buon italiano (il che per molti è già un progresso importante).
Ma se l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei podcast si traduce nel fare scrivere gli episodi direttamente all’AI, siamo davanti a qualcosa di etico oppure no? Acast ha cercato di scoprire cosa ne pensano i podcaster e cosa gli ascoltatori e le opinione sono abbastanza divergenti da farci un paio di ragionamenti.
Le domande poste al campione sono state:
Lei pensa che l’intelligenza artificiale nei podcast cambierà la qualità dei contenuti?
Con livelli molto diversi di entusiasmo,sia ascoltatori (57%) che podcaster (84%) concordano sul fatto che potrebbe essere uno strumento migliorativo.
Ritieni che sia etico per un un podcaster usare ChatGPT per creare il contenuto dei podcast?
La risposta è stata SÌ per il 100% dei podcaster e per l’85% degli ascoltatori, a le modalità considerate “etiche” non sono le stesse per i due gruppi.
Mentre l’84% dei podcaster ritiene che non ci dovrebbe essere un limite all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei podcast e solo il 16% di loro ritine e che andrebbe usata soltanto per generare suggerimenti di idee da cui partire, per gli ascoltatori le cose cambiano.
C’è un 15% che ritiene non etico l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei podcast (a fronte di un 0% dell’altro campione); il 36% ritiene che possa essere utilizzata senza porre limiti; il 49% è d’accordo al suo uso solo come ispirazione.
Cosa ci dicono queste risposte?
Che, mentre i podcaster intervistati sono entusiasti, il pubblico è molto più cauto nell’accogliere l’intelligenza artificiale nei podcast, probabilmente perché preoccupato che un suo utilizzo incontrollato finirebbe per ledere l’autenticità degli show che ama.
In sostanza ci stanno dicendo: va bene se lo usate come supporto, non va bene che prenda il vostro posto, perché verrebbe meno quello per cui vi ascoltiamo.
Capire cosa è veramente “quello per cui vi ascoltiamo” è la sfida del podcaster che vuole utilizzare ChatGPT per sapere come usarlo e come non farlo: solo entrando in connessione con i propri ascoltatori potrà capire quali son o quegli elementi del suo show che lo rendono unico e rilevante per chi lo ascolta, che lo fanno percepire diverso dagli altri, in modo che l’AI possa essere uno strumento utile per facilitargli il compito, non un boomerang che gli fa perdere ascolti.